Si racconta che il contadino della cascina delle Barbe, proprietà della fattoria di Luogomano, ogni mattina trovava intrecciati i crini della coda delle sue mucche così come le criniere e le code dei cavalli, ritrovandoli annodati in trecce talmente strette da non riuscire a scioglierle. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, la situazione non cambiava e il contadino andò a chiedere agli anziani del paese se avessero mai assistito a un fatto così strano. La risposta fu unanime: “Sono le streghe!”. Al contadino fu allora consigliato di raccogliere una frasca di abete e di metterla sulla porta della stalla, questo avrebbe tenuto le fattucchiere lontane perché non sarebbero potute entrare finché non avessero contato tutti gli aghi di abete del ramo e, dal momento che si muovevano con il solo favore della notte, alle prime luci del mattino, a conta in corso, sarebbero scappate senza annodare ed intrecciare crine e coda degli animali. Così fece il contadino e magicamente non trovò più le code intrecciate delle sue mucche. Secondo le tradizioni popolari, anche il bosso aveva il potere di tenere lontano creature soprannaturali e proprio nei pressi della Cascina delle Barbe troviamo piante di bosso. Aguzzate la vista per trovarle! Fonte: Fondazione CDSE https://www.fondazionecdse.it/
Anfiteatro Mauri
“Per farne un luogo più caro a tutte le popolazioni di questa Valle” G. Mauri Ci troviamo alle porte della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo ed è qui che Giuliano Mauri, artista e “tessitore del bosco” colloca un’opera che connette il presente con il più arcaico passato, un’opera in un luogo dove, secondo lui, poteva sorgere un luogo dove per tutti avrebbero potuto rendere omaggio alla natura, al bosco e alla montagna. Così, tra intrecci di rami e tronchi, sorge l’Anfiteatro della Val di Bisenzio nasce un’opera che omaggia e fa riflettere sul legame uomo e natura, un reticolato di legni e colonne a memoria, anche, di un passato perduto ma che, secondo il “carpentiere del legno” avrebbe potuto benissimo esserci sempre stato. Forse l’anfiteatro c’è sempre stato ed è stato “riscoperto” nella sua costruzione, forse scomparirà di nuovo, assorbito dalla sua stessa natura, e allora rimarrà nella memoria delle persone. Quando Mauri arrivò in Val di Bisenzio, il legame tra lui e il territorio divenne intenso e l’opera nacque come se fosse sempre stata nella mente, nelle mani e nel cuore dell’artista e anche del territorio. Inoltre, il cantiere dell’opera ha visto il coinvolgimento anche dei boscaioli del territorio assieme all’artista: esempio di quanto la sensibilità, l’arte contemporanea, il legame con la natura, siano profondamente radicati nel nostro DNA.
Rocca Cerbaia
La Rocca di Cerbaia nel Comune di Cantagallo è uno dei simboli di tutta la Val di Bisenzio e racconta del passato di queste terre. Ritrovarsi al cospetto delle rovine della Rocca è una vera esperienza e immersione nell’atmosfera unica e nella bellezza del panorama. L’imponente castello svetta sulla Valle ed è avvolto da un contesto selvaggio e lussureggiante, una natura che sembra volerlo proteggere. La sua costruzione risale tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, e fu voluta dai conti Alberti, per farne una delle principali roccaforti difensive lungo la via che collega la Toscana all’Emilia Romagna. La Rocca di Cerbaia fu punto di difesa strategico ma anche residenza dei signori locali fino al 1361, quando Niccolò degli Alberti la vendette al Comune di Firenze. Come ogni castello che si rispetti, anche qui non mancano racconti tramandati e antiche voci. Si narra che, durante una sua fuga da Firenze nel 1285, Dante in persona cercò rifugio alla Rocca in una fredda notte d’inverno, ma fu respinto, alimentando una leggenda che ancora oggi si racconta tra le mura di questa storica fortezza!
Fossato
Il paesaggio che ci accompagna a Fossato è lussureggiante, con una fitta vegetazione di abeti, faggi e castagni che sembrano avvolgere l’abitato. Partiamo proprio dagli alberi per raccontarvi di questo borgo e in particolare, dai castagni, che sono stati per tutta la Riserva e non solo una risorsa fondamentale: il loro prezioso frutto veniva raccolto e lavorato in molteplici preparazioni diventando un alimento essenziale sia per il consumo domestico che per la vendita. Dove erano i castagni erano anche i mulini, essenziali per la trasformazione del prodotto e di cui troviamo ancora oggi evidenze anche molto suggestive. Le origini di Fossato ci portano indietro di secoli e secoli. Dalle poche capanne di pastori, l’abitato entrò a far parte dei possedimenti di Matilde di Canossa nel secolo XI e divenne un luogo fortificato. Passò poi alla Chiesa e infine agli Alberti fino a quando nel XIII secolo il borgo divenne Comune Rurale Autonomo, confine tra Granducato, Stato Pontificio, Contea di Vernio. Proviamo a tornare indietro nel tempo alla scoperta della sua storia passeggiando tra gli edifici. Tra questi, la chiesa di San Lorenzo, custodisce un altro testimone delle tradizioni e dell’arte di queste terre: un crocifisso ligneo, a rappresentare anche in queste terre l’impronta delle tradizione di questo tipo di produzioni artistiche figlie della maestria e della scuola fiorentina del Rinascimento.
Luogomano
Luogomano è un borgo che sembra essersi fermato nel tempo: un piccolo angolo di tranquillità dove storia, cultura e natura si intrecciano in modo perfetto, un po’ come si sono intrecciate le storie e le vicissitudini che hanno interessato questo territorio. Tra l’evoluzione del borgo e quella naturale dei dintorni, anche il paesaggio ha subito notevoli trasformazioni: troviamo la classica introduzione delle conifere dei primi anni del ‘900 che si sommano alle storiche serre di faggio, le tradizionali file di alberi a protezione delle coltivazioni e gli animali e testimoni di un’epoca agricola che ha segnato profondamente la vita di questo borgo. Torniamo indietro nel tempo tra personaggi e luoghi di Luogomano partendo dal racconto di un personaggio che entrò nella storia e nella leggenda del posto: Muzio de’ Bardi che visse nel XVII secolo. Egli, personaggio ricordato come crudele e furioso, stabilì qui la sua residenza, dove poi venne edificata la fattoria dei Guicciardini. Qui però trovò la morte, per mano di due vassalli mascherati che gli tesero un agguato!La Fattoria dei Guicciardini ce la racconta Eliseo Fantappiè (Il Comune di Cantagallo e le sue Frazioni) parlando dei suoi alberi, dei pascoli, della sua attività fiorente e della gestione operosa e virtuosa.Infine, la Chiesa di Santa Cristina, distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, ci porta al 1315 quando troviamo un primo riferimento e poi ancora al 1612 quando divenne parrocchia. Il passato di Luogomano si svela quindi tra evidenze naturali e umane, queste ultime ci raccontano storie antiche e affascinanti legate a famiglie nobiliari di grande prestigio, come gli Alberti, i Bardi e i Guicciardini. Così, nel susseguirsi di famiglie, domini e nel corso dei decenni e fino agli inizi del XX secolo, Luogomano era una vera e propria comunità autosufficiente. Immaginate un luogo dove ogni necessità veniva soddisfatta in loco: una scuola, una falegnameria, un caseificio, un forno e una fornace. Qui troviamo anche le burraie, preziose testimonianze del lavoro legato alla produzione del latte, che ancora oggi sanno raccontare storie di fatica e tradizione.
Casotto di Cerliano
Nella zona a nord della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo, nei boschi vicini al rifugio delle Cave, troviamo il bivacco “Cerliano”, una costruzione suggestiva in pietra che offre un rifugio accogliente e ben fornito per un ristoro durante le escursioni. Davanti alla struttura troviamo anche una fonte, la fonte Santa, un toccasana durante le escursioni, fresca e dissetante. All’esterno ci si può rilassare tra l’ombra degli alberi e il silenzio puro della foresta antica.
Cascina le Barbe
Dormire a Cascina Le Barbe è una vera esperienza nel tempo che ci porta in uno degli edifici più caratteristici e antichi della Riserva. Il rifugio non è custodito ma è liberamente fruibile dagli escursionisti ricavato da una grande stanza della Cascina, provvista di camino. Nei prati davanti l’edificio si trovano tavoli e panche in legno, perfette anche per una sosta durante le esplorazioni della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo, e una copiosa fonte. Il rifugio si trova lungo la strada forestale che collega Luogomano al Passo degli Acandoli e percorrendo tale strada da Luogomano occorrono circa 2 ore e mezzo di cammino per arrivare al rifugio, mentre dal Passo degli Acandoli (al confine sud della Riserva, raggiungibile da Spedaletto) sono sufficienti 2 ore di cammino. Il rifugio si può raggiungere anche percorrendo il sentiero delle Sorgenti del Bisenzio ( con circa 2h 50 min di cammino), partendo a valle di Luogomano. La strada più breve (circa 1 ora di cammino) è però quella dal Passo degli Acquiputoli (anch’esso al confine sud della Riserva, raggiungibile da Spedaletto), percorrendo prima la strada forestale (chiusa al transito) per Luogomano e quindi deviando a destra (verso valle).
Dal mulino della Sega alle sorgenti del Bisenzio
Descrizione Itinerario L’escursione inizia dal Mulino della Sega e, percorrendo la strada per Luogomano e poi il sentiero CAI 438A, raggiunge la confluenza del Fosso di Trogola e del Fosso delle Barbe, dove ha origine il fiume Bisenzio. Si parla di sorgenti, al plurale, perchè la vera origine del fiume è tuttora dibattuta e indicata in più punti. Per chi è interessato è possibile effettuare una breve sosta al piccolo borgo di Luicciana, situato nei pressi di Vernio, e visitare il Museo di Arte Contemporanea all’aperto. Da non perdere Il Mulino della Sega, oggi abitazione privata, segna uno dei punti di ingresso nella Riserva Naturale. Da qui la strada bianca prosegue in leggera salita per circa 2 km fino ad incontrare sulla sinistra il sentiero CAI 438A. Il primo tratto viene percorso su una vecchia mulattiera che ci porta fino al prato antistante il Ponte di Taglianico, di epoca romana. Qui si trovano delle panchine adatte al riposo e ad uno spuntino. Al Ponte si lascia la mulattiera per seguire il sentiero che si stacca sulla destra e che, in alcuni tratti, lascia il letto del torrente per salire lungo il fianco della montagna su un percorso rialzato. In circa 20 minuti si raggiunge l’effettiva sorgente del Bisenzio, in corrispondenza della confluenza del Fosso di Trogola e del Fosso delle Barbe, così nominato per via della forza dell’acqua del torrente che, si diceva, scorrendo lasciava scoperte le radici o barbe degli alberi. Qui si trova un’area di sosta attrezzata con panche e tavoli. Si fa ritorno al punto di partenza ripercorrendo l’itinerario al contrario. Per chi è interessato, tornando verso Vernio, c’è la possibilità di visitare Luicciana.
Da sentiero Passo degli Acquiputoli al Faggione
Descrizione itinerario Il percorso parte da Passo degli Acquiputoli, dove si imbocca una strada forestale immersa in folte faggete. Dopo circa 40 minuti e dopo avere attraversato un’ampia area a prati, si devia a sinistra e, percorso un centinaio di metri, ci si imbatte in quello che rimane del vecchio faggio, simbolo della Riserva, il Faggione di Luogomano. Tornati sulla strada principale si prosegue per Luogomano lasciando le faggete ed entrando in splendidi boschi di querce e castagni fino ad arrivare alle ampie praterie che circondano Luogomano. Da non perdere Il sentiero si dipana all’interno di una folta copertura arborea, alternata ad ampie praterie e prosegue con andatura pianeggiante. Giunti nel luogo dove si poteva ammirare il Faggione di Luogomano, non si può rimanere indifferenti alla suggestione del luogo, dove si trova l’installazione artistica di Tom Claassen, olandese, denominata “Attitudine mentale”. Il legno, materiale impiegato per la realizzazione, determina infatti l’attitudine mentale, l’inclinazione esistenziale, della statua realizzata. Dal faggione si prosegue fino all’abitato di Luogomano, quindi, discesi tre tornanti che si snodano tra vecchi terrazzamenti retti da muretti a secco, si giunge fino ad un’altra installazione artistica, ad opera di Giuliano Mauri, denominata “Anfiteatro della Val di Bisenzio” che ha voluto creare, attraverso il suo intervento di Arte ambientale, un luogo carico di devozione per la natura.
Da Cantagallo a Cascine di Cave
Descrizione itinerario Il percorso prende avvio da Cantagallo. Lasciato l’automezzo nell’area di sosta presso il Centro Visite, si prosegue a piedi lungo il sentiero CAI 36 scendendo fino ad attraversare il Rio Ceppeta. Da lì il sentiero risale e dopo circa 300 metri sulla destra si incontra la deviazione verso Cave. Inizia da questo punto il cosiddetto sentiero botanico che sale di quota progressivamente, fino ad arrivare, senza deviazioni, alla Cascina di Cave. Inizialmente il sentiero si snoda attraverso boschi di latifoglie, soprattutto querce, poi in vicinanza della Cascina si incontrano castagneti da frutto, in parte abbandonati ma ancora popolati da vetusti ed enormi castagni. Da non perdere Lungo il sentiero si incontrano le principali piante arboree tipiche della Riserva e dell’Appennino. Il sentiero infatti, salendo, attraversa varie fasce fitoclimatiche, ognuna caratterizzata dalle piante che vi vegetano. Di particolare suggestione l’attraversamento, nel tratto finale, dei vecchi castagneti da frutto, con i caratteristici tronchi imponenti, dalle forme tormentate, e con le cosiddette “cannicciaie”, piccole strutture in muratura utilizzate in passato per l’essiccazione delle castagne. La percorrenza del tracciato non presenta particolari difficoltà anche se il sentiero è abbastanza ripido e, nel tratto iniziale, costeggia pendii piuttosto scoscesi dove occorre prestare attenzione.