Questo edificio unisce natura, fascino e spiritualità in un unico luogo lontano dai rumori della quotidianità nel maestoso isolamento della Riserva Naturale. L’edificio è conosciuto come “Cascina il Vespaio”, e il suo passato si lega alla nobile famiglia Borghese e alla Fattoria di Javello. Osservando l’edificio scopriamo la sua storia, pensate che il corpo originale era formato da più strutture che lo rendevano una realtà fiorente. Aveva aree usate per l’allevamento e la castanicoltura, che possiamo ancora scorgere tra i ruderi poco distanti. Era anche dotato di burraia e di una fonte d’acqua.
Croco
Ci sono alcuni fiori che ci annunciano che determinate stagioni sono in arrivo, veri e propri testimoni del tempo e della rinascita mese dopo mese. Uno di questi è il Croco, spesso confuso con lo zafferano, con il suo splendido colore viola, ma anche giallo o bianco. Il suo arrivo ci annuncia l’avvicinarsi della primavera ed è uno dei segni della fine dell’inverno. Pensate che questo fiore, così delicato e minuto, riesce a sbocciare anche tra la neve e il freddo, un vero simbolo della forza della natura capace di farsi strada anche sotto la bianca coltre con le sue fioriture che si aprono così al sole, attirando i primi impollinatori. Molto curioso anche l’aspetto delle foglie sottili e strette, lunghe ad incorniciare lo stelo, e di un deciso colore verde. Nome comune: CrocoNome scientifico: Crocus vernusFoglie: lunghe, strette, verdi, sottili e arcuateCaratteristiche fiore: sei petali di colore viola, o giallo, o bianco, o arancionePeriodo di fioritura: da febbraio a marzo/aprile Il linguaggio dei fiori Il croco ha assunto diversi significati simbolici secolo dopo secolo. Partiamo dai Greci, per i quali rappresentava l’amore passionale e coniugale. Per i Romani simboleggiava la speranza di una vita serena nell’aldilà e durante l’età Vittoriana divenne simbolo di giovinezza e spensieratezza. Oggi è associato alla passione e all’amore intenso tipico della giovinezza.
Primula comune
La primula comune (Primula vulgaris) è uno dei fiori selvatici più amati e riconoscibili e in primavera tinge con le sue pennellate di giallo acceso il sottobosco. Questo comune fiore sboccia tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera comunemente con petali di colore giallo brillante. La primula cresce spontaneamente nei boschi, nei campi e lungo i sentieri, e la sua fioritura precoce a fine inverno è uno dei primi segnali che la natura sta per rinascere. Le sue foglie sono larghe, ovali e verdi, con bordi seghettati e hanno una consistenza morbida e vellutata. Crescono in ampie rosette basali, attorno al gambo fiorito, conferendo alla pianta un aspetto ricco e rotondo. Se vi trovate a passeggiare in un bosco o a esplorare una radura primaverile, fermatevi a osservare queste piccole meraviglie naturali ma ricordiamoci di non raccogliere i fiori della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo. Non c’è nulla di più bello che ammirare queste piccole meraviglie in natura. Nome comune: Primula ComuneNome scientifico: Primula vulgarisFoglie: larghe, ovali, verdi, vellutate sotto, con bordi seghettati.Caratteristiche fiore: cinque petali, disposti in modo simmetrico di colore principalmente giallo o biancoPeriodo di fioritura: tra febbraio e aprile Il linguaggio dei fiori Nel linguaggio dei fiori, la primula simboleggia rinascita, speranza e ottimismo. Rappresenta nuovi affetti in crescita e amicizie che sbocciano, proprio come i primi fiori primaverili. È anche simbolo di giovinezza, freschezza e purezza di pensiero.
Acero di Monte
L’acero di monte (Acer pseudoplatanus) è un tipico albero delle zone montane e collinari. Con la sua imponente altezza, che può superare i 30 metri, l’acero di monte si distingue grazie alla sua corteccia grigia, che nel tempo si solleva in placche irregolari, e grazie alle sue grandi foglie palmate, molto riconoscibili e dalle bellissime sfumature gialle ed arancioni nel periodo autunnale. In primavera, i suoi fiori piccoli e profumati sbocciano in grappoli pendenti, donando un tocco di colore giallo-verde alla foresta. L’acero di monte è resistente e maestoso, nella Riserva lo troviamo su terreni ben drenati e nelle zone più alte. Nome comune: Acero di monteNome scientifico: Acer pseudoplatanusFoglie: grandi e palmate di colore verde, picciolo molto lungo, in autunno diventano gialleCorteccia: grigio-brunastra, liscia inizialmente, poi rugosa e fessurataFioritura: piccoli, giallo-verde, riuniti in grappoli pendenti e profumati. Leggende Le antiche credenze popolari raccontano delle proprietà magiche dell’acero contro streghe e sfortuna. Nell’oroscopo celtico questo albero rappresenta l’indipendenza della mente, l’immaginazione e l’originalità.
Tiglio
Il tiglio (Tilia) è una pianta maestosa, appartenente alla famiglia delle Malvaceae e facile da riconoscere con le caratteristiche foglie a cuore. Può crescere fino a 20-30 metri di altezza, con una chioma folta che offre un’ombra fresca e accogliente nelle calde giornate estive.
Da Cascina di Spedaletto a Monachino
Itinerario di media difficoltà di poco meno di 10 km di lunghezza che porta dalla Cascina di Spedaletto a Monachino, piccolo abitato la cui origine del nome si è persa nei meandri del tempo e dei racconti tramandati. Consigliata una visita nella località prima di ripartire per il ritorno, sul sentiero che costeggia il Limentra sul CAI 415.
Da Rifugio Pacini a Foce di Cerbiancana
Escursione di media difficoltà di 9 km circa con arrivo e partenza dal Rifugio Pacini fino alla Foce di Cerbiancana, una delle aree più caratteristiche del mondo fluviale della Riserva. Dal Rifugio si arriva all’incrocio de Le Cerchiaia imboccando il primo sentiero sulla destra 417A. Il percorso si incrocia con diversi sentieri per cui suggeriamo di controllare sempre la traccia con apposita attrezzatura. Si giunge alla Foce di Cerbiancana per poi tornare sul sentiero 00-SI e poi GEA, fino a tornare all’incrocio delle Cerchiaia. Da qui si percorre il medesimo tratto dell’andata fino al Rifugio Pacini.
Da Centro Visite Cantagallo a Monte Bucciana
Escursione per camminatori più esperti di 12.3 km con arrivo e partenza dal Centro Visite Cantagallo. Il primo tratto di percorso costeggia il Rio Ceppeta, uno dei corsi d’acqua più noti della Riserva Naturale. Superati i bivi di Foce ai Fontanini e Le Cerchiaia si arriva a quota 1200 a Monte Bucciana, il punto più alto dell’anello e dell’intera Riserva Naturale Acquerino Cantagallo. Seguendo la traccia si arriva in un’area dove è possibile avvistare tracce del passaggio del fronte della Linea Gotica, tra avvallamenti e segni nel terreno. Si prosegue verso poggio Tondatoio da dove con una netta curva al crocevia si inizierà il percorso di ritorno verso il Centro Visite su un sentiero che vi farà incrociare diversi corsi d’acqua, un assaggio del mondo di rivi e torrenti tipico della Riserva. Sulla Via del ritorno arriverete anche al Rifugio le Cave, che supererete come da indicazioni della traccia o dove potete fermarvi per una meritata sosta rigenerante. Dal rifugio mancheranno gli ultimi 2.5 km circa all’arrivo.
Da Cascina di Spedaletto a Rifugio Pacini
Escursione per camminatori più esperti di 15.7 km con arrivo e partenza da Cascina di Spedaletto. I primi chilometri ci portano subito oltre quota mille costeggiando Poggio di Celso, Poggio delle Quattro Vie fino al crocevia La Cerchiaia. Qui potete scegliere se proseguire verso il Rifugio Pacini a Pian della Rasa dove potrete sostare e godervi una piacevole pausa dal cammino o se proseguire l’anello, in direzione Poggio della Scavata e in direzione Sud costeggiando il Torrente Limentra di Treppio come indicato dalla Traccia, fino a tornare al punto di partenza alla Cascina di Spedaletto.
Centro Visite Cantagallo – Rifugio Le Cave
Breve anello di 4.6 km di bassa difficoltà con partenza e arrivo dal Centro Visite Cantagallo, dove poter lasciare anche l’auto. Il percorso porterà al Rifugio Le Cave e nei pressi di Ponte delle Selve (con una piccola deviazione). Il percorso è breve e facile ma per completare l’anello e le visite al Rifugio e al Ponte sono necessarie piccole deviazioni da seguire dal tracciato per godersi il giro con consapevolezza e tranquillità.